Archivio mensile:Febbraio 2017

L’amore e la violenza secondo i Baustelle

Rachele Bastreghi, Francesco Bianconi e Claudio Brasini

Come all’incirca mezza Italia, nell’autunno del 2005 rimasi incantato da La guerra è finita, il primo singolo dei Baustelle premiato da altissima rotazione radiofonica, anche (soprattutto) in virtù del recente passaggio della band ad una major come la Warner Bros. La semplice ma geniale progressione armonica, l’arrangiamento d’orchestra perfettamente fuso con suoni indie, la voce particolare di Francesco Bianconi con quel timbro scuro alla Nick Cave, le liriche originali, sospese tra pathos, ironia ed understatement nel trattare un argomento spigoloso e complicato come il suicidio giovanile.

Insomma, bastò poco perché decidessi di acquistare l’album La malavita, il terzo lavoro della band di Montepulciano ma, come detto, il primo a godere di visibilità mediatica anche al di fuori del circuito indie grazie al contratto con un’etichetta multinazionale. I precedenti Sussidiario illustrato della giovinezza e La moda del lento avevano infatti riscosso grande credito nel circuito underground ma poca diffusione al grande pubblico, anche perché all’epoca la potenza dei social network era nulla se paragonata a quella di oggi.

Continua a leggere

Chi non vuole vivere a La La Land?

Emma Stone e Ryan Gosling in una scena del film

Chi non vorrebbe vivere a La La Land? Un luogo dove non ci sono computer, e-mail e social network, dove ci si dimentica di scambiarsi il numero di telefono con l’appuntamento della sera dopo, dove Los Angeles è un luogo di sola bellezza, privo di tensioni sociali, criminalità e pestaggi. Dove l’unica concessione alla modernità sono le automobili di oggi e i telefoni cellulari, o magari una cover di Take On Me o di  I Ran piazzata a sorpresa nel bel mezzo di brani jazz e tipiche canzoni da musical. Sì, perché il film scritto e diretto da Damien Chazelle è in tutto e per tutto un musical, esattamente come quelli a cui ci ha abituato la grande scuola americana, da Cappello a cilindro e Sette Spose Per Sette Fratelli in poi. I protagonisti recitano, cantano, ballano, si scollano dalla realtà e finiscono a danzare nel cielo in mezzo alle stelle, il tutto in un elegantissimo miscuglio di concretezza e fantasia dove la magia e la poesia imperano.

La La Land è un film che secondo i canoni hollywoodiani qualunque produttore avrebbe dovuto bocciare senza mezzi termini, perché alla fatidica domanda posta allo sceneggiatoreRaccontami la trama in trenta secondi”, questi avrebbe dovuto rispondere: “Mia lavora in una cafeteria degli studios e passa di provino in provini sognando di diventare attrice, Seb è un pianista jazz che sogna di comprare il suo locale preferito che hanno trasformato in un “tapas e samba” per tornare a farci suonare le jazz band. Si incontrano, si innamorano, hanno successo in momenti diversi e alla fine realizzano i loro sogni, ma a discapito di… [spoiler]”. Non a caso il copione di Chazelle giaceva intoccato in un cassetto dal 2010, e solo dopo il successo di Whiplash ha potuto trovare un produttore disposto ad investirci i non pochissimi (30 milioni di dollari) denari necessari per la realizzazione, ricavandone peraltro incassi già oltre i 250 milioni di dollari (and counting), per non parlare dei sette Golden Globe e delle quattordici nomination agli Oscar.

Continua a leggere