Ho avuto la fortuna di assistere alle prime due date del tour di Violetta insieme con Fabio Santini, un tour che li vedrà protagonisti principalmente nei diners targati America Graffiti, dove il loro repertorio rock, blues e country è perfettamente in linea con le atmosfere 50’s del locale, ma senza tralasciare incursioni in altri locali in grado di valorizzare la musica dal vivo e in particolare il loro set semi-acustico fatto di voci, chitarra e ukulele.
Dopo il kick-off ufficiale all’America Graffiti di Forlimpopoli, lo show è infatti approdato al celebre Civico 3 di Mantova, dove Violetta e Fabio hanno tenuto un trascinante concerto proprio la sera di Natale in un’atmosfera di grande divertimento e festa. La scaletta dello spettacolo natalizio ha messo in evidenza la loro abilità nel passare da un genere all’altro con grande disinvoltura e facilità, con un piede ben piantato nelle radici del rock’n roll (stella polare per la cifra stilistica di entrambi) e l’altro nella modernità. Quello che ne è uscito è un amalgama perfettamente riuscito tra country e brit-pop, bluegrass e cantautorato italiano, blues e pop contemporaneo. La sintesi di tutto ciò è l’incredibile mash-up tra Budapest di George Ezra e due classici di Johnny Cash come Folsom Prison Blues e Walk The Line: due mondi apparentemente lontanissimi che Violetta e Fabio hanno fatto incontrare con una naturalezza impressionante.
Il set è iniziato con entrambi gli artisti sul palco e non poteva che essere Jackson ad aprire la serata e a scaldare il pubblico sulle note portate al successo da Johnny Cash e da June Carter. Un classico che non manca mai nei concerti di Violetta, da sola o in duetto, e che Fabio ha impreziosito con un’ottima interpretazione. Ring Of Fire è la prosecuzione ideale del discorso sulla famiglia Carter Cash (scritta da June, portata al successo da Johnny) e qui le voci di Violetta e Fabio si sono fuse in un impasto vocale al tempo stesso ruvido e dolce di grande impatto. L’atmosfera è rimasta la stessa per tutta la prima parte del set, passando per i nomi più importanti del rock’n roll americano come Elvis Presley (That’s All Right, Mama), Chuck Berry (Route 66) ed Eddie Cochran (Twenty Flight Rock), con rare incursioni nella contemporaneità: oltre alla già citata Budapest, una bella versione di I’m Yours di Jason Mraz.
Per la seconda parte dello show, Fabio ha lasciato il palco a Violetta che con il suo ukulele e con il suo incantevole abito rosso natalizio ha stregato il pubblico con alcuni pezzi del suo ormai consolidato repertorio da solista: dalla meravigliosa Shortenin’ Bread, con la quale per la prima volta si presentò davanti al grande pubblico televisivo, a un altro pezzo tratto dalla sua avventura a X Factor come l’intensa Skinny Love. Da due grandi classici del bluegrass come Foggy Mountain Top e Mule Skinner Blues, che con i rispettivi jodel e virtuosismi hanno messo in risalto le incredibili capacità vocali di Violetta, alla deliziosa e coinvolgente Pack Up di Eliza Doolittle che ha riportato per un attimo il calendario agli anni 2000. Ma solo per un attimo, perché la vocazione al vintage di Violetta ha ripreso subito il sopravvento con altri brani ormai immancabili nel suo repertorio: The Heebie Jeebie Blues e la meravigliosa Bring Me Sunshine, già protagonista dello spot pubblicitario di una nota marca di biscotti; e poi Get Rhythm, nuovamente dal repertorio di Johnny Cash, che già aveva infiammato Senigallia la scorsa estate, e la novità assoluta When You’re Smiling, in una dolcissima versione del brano portato al successo da Louis Armstrong.
Non sono mancati, ovviamente, momenti dedicati al repertorio personale di Violetta che tra breve si arricchirà di nuovo materiale di prossima pubblicazione. Non solo Dimmi che non passa, ma anche la personalissima rilettura di un classico di stagione come Winter Wonderland, il brano che Violetta ha inciso per la compilation natalizia targata X Factor e che sembra sia stato scritto appositamente per lei per come lo interpreta magistralmente, andando a cercare le vibrazioni più dolci e delicate del suo registro vocale per regalare una melodia da sogno. E soprattutto Violetta ha regalato la prima esecuzione live di Eppure mi va, lo splendido blues presentato a Sanremo e che inspiegabilmente non è stato selezionato per la gara delle Nuove Proposte. Pur senza l’arrangiamento ricco di synth e fiati e senza gli assolo killer di chitarra che lo caratterizzano, il brano ha confermato l’ottima impressione di freschezza, originalità e ironia che aveva suscitato l’ascolto dell’incisione: un peccato non poterlo ascoltare all’Ariston, un privilegio averne assaggiato questa gustosa anteprima come delizioso regalo di Natale.
Il set di Fabio Santini si è invece incentrato principalmente sul pop rock britannico e sui cantautori italiani, con brani legati tra loro in primo luogo da celebri e riconoscibili giri di chitarra (gli Oasis di Wonderwall e Don’t Look Back In Anger, i Beatles di Let It Be e Norwegian Wood), in secondo luogo da testi mai banali e ricchi di significato o di ironia. Curiosamente, ma certamente non per caso, Fabio ha riproposto i due cavalli di battaglia con i quali si era salvato all’ultimo scontro durante la sua partecipazione a X Factor: Stuck In A Moment You Can’t Get Out Of degli U2 e Costruire di Niccolò Fabi, un cantautore della nuova generazione che Fabio ha sicuramente tra i propri punti di riferimento; non a caso infatti anche l’ironica Capelli è entrata in scaletta, insieme con due brani di quello che lo stesso Santini ha definito “uno dei pochi cantautori italiani meritevoli di essere ascoltati”: Dario Brunori in arte Brunori Sas. Una scelta decisamente originale da cui ha tratto due perle come Le quattro volte e Lei, lui, Firenze. Menzione speciale, infine, per un’ottima interpretazione della più struggente ballata di Paolo Nutini: la dolcissima, e non solo per la traduzione, Candy.
Per il gran finale, Violetta è tornata ad unirsi a Fabio sul palco, e insieme sono tornati agli anni ’50 e ’60 iniziando con Blue Moon Of Kentucky, proposta in un mash-up tra le versioni di Bill Monroe ed Elvis Presley, come Violetta ci ha abituati a fare nei suoi show. Non poteva mancare la splendida Time’s a-wastin’, il brano pubblicato come teaser per promuovere lo show, un altro gioiello della premiata ditta Carter – Cash anche se June Carter in realtà la scrisse, e la portò inizialmente al successo, con il primo marito Carl Smith. Una carichissima C’mon everybody ha poi riportato lo spettacolo in pieno rock’n roll mentre la struggente Ma l’amore no, un altro pezzo immancabile nei set di Violetta, è stata la chiusura ideale con la sua atmosfera sognante. Anche se, come ha spiegato Violetta, lo spettacolo finisce da dove è cominciato: e allora le ultime parole che hanno risuonato sono state ancora quelle di Jackson.
“We got married in a fever, hotter than a pepper sprout…”